Gli avvisi di accertamento per il mancato pagamento della TARI notificati nell’ultimo periodo ai contribuenti sono stati moltissimi, come del resto comunicato dalla stessa AMA, la quale ha istituito un’apposita task force impegnata in un lavoro di controllo capillare e di pulizia e incrocio della banca dati anagrafica associata. A quanto riferito, l’attività ha portato all’emersione di 138.922 utenze (126.651 utenze domestiche e 12.271 utenze commerciali) risultate non iscritte nella banca dati Tari.
Insieme a questo lavoro, sono stati emessi atti per il recupero della morosità. Già notificati oltre 70.000 atti destinati alle utenze non domestiche, ai quali seguiranno circa 140.000 atti relativi ad utenze domestiche (soggetti iscritti alla Tari non in regola con i pagamenti).
Eppure questi avvisi continunano a presentare diverse incongruenze o dati errati, che possono consentire al contribuente l’impugnazione, come:
– eventuali locazioni che riguardano l’immobile;
– mq errati;
– numero di occupanti errato;
– errata applicazione categoria catastale;
– mancata attenzione ai rifiuti speciali;
– vendita o acquisto dell’immobile in periodi diversi da quelli oggetto di accertamento;
– prescrizione parziale delle somme richieste;
– in alcuni casi addirittura pagamento già effettuato nei tempi previsti.
E’ importante tenere conto dei termini per l’impugnazione di eventuali avvisi emessi su errati presupposti è di sessanta giorni.
Anche per la rateizzazione i termini sono di sessanta giorni.
Il nostro studio legale è a disposizione dei contribuenti per valutare eventuali motivi di impugnazione dinanzi alle Corti di giustizia tributarie.
Il presupposto della tassa è il possesso, l’occupazione o la detenzone a qualsiasi titolo di locali o aree scoperte a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani.