RICONOSCIMENTO DEL LIVELLO DIRIGENZIALE PER I LAVORATORI CHE SVOLGONO MANSIONI SUPERIORI

Il riconoscimento formale del livello dirigenziale per i lavoratori che svolgono mansioni superiori è un tema di grande rilevanza nel contesto giuslavoristico italiano, in quanto coinvolge questioni di equità, diritti del lavoro e organizzazione interna delle imprese.

L’ordinamento italiano prevede che i lavoratori abbiano diritto a un compenso adeguato in rapporto al lavoro effettivamente svolto, in base ai contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) e alle disposizioni legislative vigenti. In particolare, il contratto nazionale stabilisce le categorie di inquadramento e le relative mansioni, stabilendo dei criteri per il riconoscimento delle stesse.

L’articolo 2103 del Codice Civile italiano sancisce il principio di inquadramento del lavoratore in base alle mansioni svolte. In particolare, la disposizione  stabilisce:

  1. Inquadramento secondo le mansioni: Ogni lavoratore deve essere assegnato a una categoria professionale che corrisponde alle mansioni da lui effettivamente svolte. Questo implica che la classificazione del lavoratore non può essere arbitraria, ma deve corrispondere in concreto al lavoro svolto.
  2. Divieto di modifiche unilaterali: Il datore di lavoro non può modificare unilateralmente le mansioni del lavoratore, se queste implicano un’assegnazione a un livello inferiore rispetto a quello in cui il lavoratore è stato inquadrato. Tali modifiche devono essere effettuate nel rispetto delle disposizioni contrattuali e legali.
  3. Competenze e responsabilità: La norma riconosce che il lavoratore ha diritto a essere retribuito in base alle mansioni effettivamente eseguite. Se un lavoratore viene assegnato a mansioni superiori e svolge funzioni di maggior responsabilità, ha diritto a un adeguamento retributivo e contributivo.

Per “mansioni superiori” si intende qualsiasi attività lavorativa che comporti responsabilità e competenze superiori a quelle previste per il livello contrattuale di appartenenza del lavoratore. È fondamentale che il lavoratore venga informato e che sia espressamente delegato a svolgere tali mansioni, poiché la mera esecuzione di compiti aggiuntivi non implica automaticamente un adeguamento del livello.

Il riconoscimento di un livello dirigenziale a un lavoratore che svolge mansioni superiori richiede la verifica di alcuni elementi chiave:

1. Tipologia di Mansione: È necessario dimostrare che il lavoratore svolga effettivamente mansioni dirigenziali, che generalmente comprendono funzioni di coordinamento, responsabilità decisionali e gestione di risorse umane e materiali.

2. Durata e Stabilità: Il lavoratore deve aver svolto tali mansioni per un periodo ragionevole e continuativo affinché possa legittimamente richiedere un riconoscimento formale.

3. Contratti Collettivi: È importante considerare quanto previsto dai CCNL riguardo al passaggio a mansioni superiori e alle eventuali procedure da seguire. In alcuni casi, l’inquadramento dirigenziale può essere oggetto di disposizioni tratteggiate all’interno del contratto collettivo.

4. Richiesta di Riconoscimento: Il lavoratore può presentare una richiesta formale al datore di lavoro per il riconoscimento del livello dirigenziale, che può includere una revisione del proprio inquadramento lavorativo e, conseguentemente, una revisione della retribuzione.

GIURISPRUDENZA E ONERE PROBATORIO

La questione del riconoscimento del livello dirigenziale per i lavoratori che svolgono mansioni superiori è stata oggetto di numerosi interventi giurisprudenziali. Le pronunce dei tribunali hanno, in generale, rafforzato l’idea che l’effettivo svolgimento di mansioni superiori legittimi il lavoratore a richiedere un adeguamento del proprio livello e della relativa retribuzione. La giurisprudenza tende a garantire che le imprese non possano trarre vantaggio dall’assegnazione di compiti maggiori senza un corrispondente riconoscimento giuridico ed economico.

In linea generale, il diritto ad un superiore inquadramento professionale può derivare dallo svolgimento di mansioni superiori, ma devono essere rispettate alcune condizioni stringenti.

1. Diversità delle mansioni: Il diritto all’inquadramento superiore presuppone che vi sia una differenza sostanziale tra le mansioni precedentemente svolte e quelle superiori attribuite. Il lavoratore deve dimostrare che le nuove mansioni siano qualitativamente e quantitativamente superiori rispetto a quelle della qualifica attuale, come indicato dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 3468/2020 [CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 12 febbraio 2020, n. 3468] – L’accertamento del diritto al superiore inquadramento presuppone, necessariamente, la diversità tra mansioni precedenti e mansioni successive mentre oggetto di tutela è il diritto del prestatore ad un inquadramento corrispondente al contenuto professionale della mansione svolta.
2. Onere della prova: L’onere della prova grava sul lavoratore. È fondamentale che il lavoratore fornisca adeguati elementi probatori dello svolgimento delle mansioni superiori. In assenza di tali prove, come evidenziato nella sentenza Cass. Lav. n. 26455/2021 , il giudice potrebbe rigettare la richiesta per mancanza di elementi sufficienti a dimostrare l’effettivo svolgimento di tali mansioni.

3. Dotazione organica: La presenza o meno di una posizione dirigenziale nell’organico dell’ente o azienda è un aspetto centrale. La Cassazione, nella sentenza n. 350/2018, ha stabilito che l’assenza assoluta di una posizione formalmente dirigenziale nella pianta organica dell’ente può impedire il riconoscimento del diritto al pagamento delle differenze retributive, anche se il lavoratore ha di fatto svolto funzioni apicali.

4. Aspetti economici: In alcuni casi, anche in mancanza del riconoscimento formale del livello dirigenziale, il lavoratore può ottenere il trattamento economico corrispondente alle mansioni superiori svolte, per il solo periodo in cui queste sono state effettivamente espletate. Tuttavia, ciò dipende dalle specifiche circostanze e dalle normative applicabili, soprattutto nel settore pubblico [CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 29 settembre 2021, n. 26455].

In sintesi, per il riconoscimento del livello dirigenziale, il lavoratore deve dimostrare l’effettivo svolgimento di mansioni superiori, la cui qualifica deve essere formalmente prevista nell’organizzazione aziendale o dell’ente.

Il riconoscimento del livello dirigenziale per i lavoratori che svolgono mansioni superiori rappresenta un aspetto cruciale per garantire equità e giustizia nel rapporto di lavoro. È essenziale che i lavoratori siano informati dei propri diritti e che i datori di lavoro rispettino le normative vigenti e i contratti collettivi. Solo attraverso un adeguato riconoscimento delle competenze e delle responsabilità assunte dai lavoratori si può garantire un contesto di lavoro motivante e corretto.

Non sempre, tuttavia, è garantito il rispetto di tali principi e, in alcuni casi, il ricorso al Giudice del Lavoro può rappresentare la sola possibilità per il lavoratore di vedere riconosciuti i propri diritti.

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