Il deposito all’ultimo giorno di un atto con cui si propone appello avverso una sentenza del Tribunale in materia di lavoro in un registro del PCT sbagliato che conseguenze comporta? L’appello è non ammissibile?
L’avvocato nel caso di specie, aveva ricevuto, a seguito del deposito errato dell’atto nel registro di Cancelleria “contenzioso” anziché nel registro “Lavoro”, le prime tre Pec con ricevuta di esito positivo il giorno del deposito. Il giorno successivo, invece, arrivava quarta Pec con rifiuto del deposito da parte della Cancelleria.
La proposizione dell’appello soggiace al termine perentorio di sei mesi previsto dall’art. 327 c.p.c., andando secondo la Corte di Appello ad essere esclusa la possibilità di rimessione in termini disposta dall’art. 153 c.p.c. trattandosi di un ritardo imputabile a errore dell’Avvocato. La questione veniva sottoposta alla Cassazione sulla base del fatto che il deposito dell’atto seppur avvenuto nel registro errato, aveva comunque raggiunto lo scopo di pervenire alla conoscenza dell’ufficiale giudiziario.
La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo dell’impugnazione sancendo che non si configura alcuna nullità, ma si tratta di una mera irregolarità: il deposito telematico di un atto in un registro diverso da quello in cui il deposito sarebbe dovuto avvenire. Difatti, prosegue il provvedimento, non sembra essere rinvenibile una norma che comporti la nullità del deposito avendo raggiunto comunque lo scopo di essere inserito nei registri informatizzati dell’ufficiale Giudiziario che ha generato la Pec di deposito.
La Cassazione ha rinviato alla Corte di Appello competente, in diversa composizione.